lunedì 29 giugno 2009

Messico, Quintana Roo, Riviera Maya


Lasciamo Quito pieni di entusiasmo e voglia di conoscere una nuova realta' ed un nuovo Paese: il Messico. Questa volta ad attenderci non c'e' il solito bus ma la comodita' di un viaggio aereo. Dopo uno scalo a Miami, dove si respira una frizzante atmosfera cosmopolita, arriviamo all'aeroporto di Cancun nel primo pomeriggio e da qui partiamo subito alla volta di Tulum dove arriviamo alle otto di sera stanchi morti e senza nessuna prenotazione "alberghiera".
Abbiamo scommesso sul deserto turistico provocato dalla tanto pubblicizzata influenza porcina ed i fatti ci danno ragione: dopo solo mezz'ora di ricerca riusciamo, con la solita fortuna, a trovare un posticino spettacolare, un grazioso bilocale con tanto di cucina, il tutto allo stesso prezzo di un semplice hostal. Ci rendiamo subito conto che quella che per l'economia ed il turismo locale e' una vera "disgrazia" per noi si rivelera' un'insperata fortuna. Non solo riusciremo a rispettare il tanto temuto budget di spesa, tutti gli operatori turistici sono infatti disposti a concedere sconti pazzeschi, ma potremo anche a goderci le meraviglie della Riviera Maya in tutta tranquillita', senza la rumorosa presenza delle abituali orde di turisti nordamericani.
Quando arriviamo a Playa Paraiso comprendiamo il perche' di questo nome: spiaggia di finissima sabbia bianca, un placido mare color turchese e palme all'ombra delle quali e' possibile perdersi in una dimensione extraterrena.
L'intera Riviera Maya e' disseminata di spiagge caraibiche una piu' bella dell'altra e noi riusciamo perfino a nuotare in compagnia di tartarughe giganti. Cio' che cambia e' il paesaggio urbano: piu' ci si sposta verso nord piu' aumentano i metri cubi di cemento riversati sulla costa. Tulum conserva ancora un carattere piuttosto autentico, a Playa del Carmen, graziosa cittadina piu' a nord, si possono gia' osservare gli effetti del turismo di massa (intere vie dedicate allo shopping e alla ristorazione), per arrivare poi a Cancun dove gia' a partire dalle prime ore del pomeriggio i grandi alberghi oscurano con la loro imponenza la spiaggia sottostante.
Fortunatamente alcune perle, come l'Isla Mujeres, sono state in parte salvate da questa prepotente cementificazione.
In queste due settimane abbiamo deliziato i nostri palati con la fantastica cucina messicana: tortillas (sottili focaccine di mais che cambiano nome a seconda di come vengono cucinate), gustosissima frutta e carne a volonta', Roberto poi ha fatto "pace" con l'avocado ed ora va pazzo per la guacamole! Il tutto ovviamente accompagnato dalla musica delle tradizionali ed immancabili orchestrine di mariachi.
Inaspettatamente troviamo ad accoglierci messicani dai modi molto gentili che ci regalano sempre tanti sorrisi e muchissima tranquilidad. Consapevoli che cio' che abbiamo visto e' solo una delle tante tessere che compongono il grande mosaico diciamo "Muchas Gracias" a Christian e Cathy che hanno reso possibile questo fantastico fuori programma.

domenica 28 giugno 2009

Golpe o non golpe: questo e' il dilemma...

Che strano cominciare la giornata, una stupenda domenica di sole, con la cronaca in diretta del classico golpe sudamericano... Questa mattina all'alba alcuni militari incappucciati hanno sequestrato il presidente dell'Honduras e l'hanno spedito in Costa Rica, mentre nel frattempo altri ministri del governo venivano arrestati.
Dalle notizie dei telegiornali ci sembra di aver capito che il Sig. Manuel Zelaya aveva molte affinita' politiche con Ugo Chavez e Fidel Castro: gli unici ambasciatori esteri fermati dai militari sono stati infatti quelli del Venezuela e di Cuba. Probabilmente queste liasons dangeureses non piacevano affatto ad una parte dello schieramento politico honduregno che ha cosi' deciso di "sbarazzarsi" di un presidente legittimo e si e' affrettato a nominarne subito un altro con una trovata a dir poco grottesca: durante la seduta straordinaria del parlamento e' magicamente apparso un documento autografo con il quale il Presidente rinunciava al suo mandato, garantendo quindi la totale costituzionalita' di un golpe... Una vera e propria piece da teatro dell'assurdo!
Dalla nostra posizione privilegiata abbiamo potuto seguire la vicenda facendo un serratissimo zapping tra la TV di stato del Venezuela, che naturalmente tirava in ballo i fantomatici interessi imperialisti degli Stati Uniti (sic!), e la CNN in Español che si e' permessa di titolare i servizi sul golpe con un tragicomico "Successione forzata in Honduras".
Anche questa volta la prima vittima di un fatto cosi' cruento e' stata la verita'.
Ci consoliamo pensando che almeno fino ad ora non sono giunte notizie di morti e feriti e speriamo che il tempo faccia un po' di chiarezza su questo episodio che sta facendo rivivere a molti Paesi dell'America Latina incubi che sembravano ormai dimenticati.

mercoledì 24 giugno 2009

Adios Ecuador!

Quito: la grande capitale del piccolo Ecuador







Ed eccoci finalmente alla nostra ultima tappa ecuadoriana: Quito, la bellissima capitale di questo inaspettato Paese che occupera' per sempre una parte speciale del nostro corazon.
Come al solito ci prepariamo al peggio: la Lonely Planet ed i tanti ecuadoriani incontrati lungo il viaggio ci avevano dipinto l'immagine di una metropoli spietata dove la stagione della caccia al turista non chiudeva mai. Ed inevitabilmente anche questa volta (vedi Buenos Aires, Santiago e Lima) tutte le fosche previsioni di rapine e taglieggiamenti si sono rivelate la solita bufala!
La citta' e' veramente immensa, soprattutto se confrontata con le ridotte dimensioni dell'Ecuador, ma i vari quartieri sono collegati da un'efficientissima rete di trasporto urbano che ci ha permesso di gustarcela in piena liberta'. Inoltre abbiamo anche avuto la fortuna di vivere una specie di "domenica ecologica" che ha trasformato Avenida Amazonas, una delle principali vie di scorrimento nord-sud, in una gigantesca isola pedonale ad uso e consumo di centinaia di ciclisti.
Il nucleo coloniale del centro storico e' conservato alla perfezione e nella piazza principale della citta' abbiamo assistito ad una suggestiva cerimonia della Guardia Presidenziale con tanto di divise d'epoca, cavalli imbellettati, trombette e tamburi: se non fosse stato per le veementi proteste dei tanti autisti comunali a rischio licenziamento che urlavano la propria rabbia sarebbe sembrato un vero e proprio viaggio nel tempo.
Ma una delle esperienze piu' belle e' stata sicuramente la visita alla Fondazione Guayasamin, ex dimora del piu' importante artista ecuadoriano contemporaneo ora trasformata in un bellissimo museo palpitante di vita: grazie Verena e Cristian per averci cosi' bene indirizzati!
L'ultimo giorno di permanenza l'abbiamo dedicato allo shopping trovando un originalissimo poncho di lana grezza che prima o poi vedremo sfilare tra Via Cavour e Via Farini indossato magistralmente dal suo nuovo proprietario: Skipper sei pronto?!?
Ma e' nuovamente ora di partire: la boda (matrimonio) messicana ci aspetta e come direbbe qualcuno di fronte all'armadio spalancato: "Oh cielo, non ho niente da mettermi!!!"

martedì 16 giugno 2009

Atacames: il divertimentificio afroecuadoriano


Lasciata la tranquillita' termale di Baños ci siamo nuovamente catapultati sulla costa, questa volta nella provincia settentrionale di Esmeraldas e piu' precisamente ad Atacames, una sorta di Riccione molto molto naif.
La principale caratteristica di questa regione ecuadoriana e' che la popolazione residente e' principalmente di origine africana, discendenti delle migliaia di schiavi qui deportati dai conquistadores spagnoli. I bambini e gli adolescenti sono stupendi: grandi occhi scuri, lunghi capelli raccolti in treccine dalle forme piu' svariate, larghissimi sorrisi spensierati. Purtroppo con il passare del tempo i corpi inizialmente agili ed aggraziati subiscono un'inesorabile trasformazione e l'obesita' dilaga: probabilmente una dieta di riso (a colazione, pranzo e cena), patacones (fettine di platano verde fritte) e bolones (bocce grosse come un pugno fatte di pure' di banana e formaggio fuso) non aiuta a mantenersi in forma.
In piu' gli uomini di tutte le eta' hanno l'abitudine di arrotolarsi la maglietta o la canotta fin sotto le ascelle mostrando orgogliosi le loro panzette prominenti da birrafondai: scelta estetica piuttosto discutibile che renderebbe ridicolo perfino Brad Pitt ma che riesce ad attenuare l'opprimente calura delle ore centrali della giornata.
La sistemazione alberghiera, dopo le solite accurate ricerche, ci ha permesso di trascorrere una splendida settimana con tutte le comodita' occidentali (vedi post "Televisioni e respingimenti").
L'ultima sera di permanenza abbiamo anche avuto la fortuna di reincontrare due degli "spiriti liberi" di Montañita, Gaetano e la sua fidanzata Andrea: stupenda serata "dance" trascorsa in un paio degli innumerevoli chiringuitos sulla spiaggia con impianti di amplificazione degni del Cocorico'..... adios Atacames!

venerdì 5 giugno 2009

Di nuovo sconnessi!

Ed eccoci ancora qui a dare informazioni tecniche: da martedi' siamo a Managua, la capitale del Nicaragua, ed i nostri telefonini sono tornati in letargo... Se vi venisse l'irrefrenabile desiderio di mandarci un sms (?) eccovi il nostro nuovo numero centramericano: +50586550986
Hasta pronto paisa'!

Jungle Fever nr. 2






Jungle Fever








Arriviamo a Baños nel primo pomeriggio: la cittadina, una sorta di piccola Bariloche ecuadoriana, e’ affollatissima di turisti accorsi in massa per il week-end lungo del primo maggio (ebbene si’ siamo un po’ ritardo con l’aggiornamento del blog… nessuna scusa, siamo veramente dei cialtroni!).
La prima cosa che la disponibilissima dueňa dell’hotel ci mette in mano sono le istruzioni da seguire in caso di eruzione del vicinissimo vulcano Tungurahua: va beh, fara’ parte del folklore locale… se non fosse che una decina d’anni fa l’intero paese fu completamente evacuato per il pericolo piu’ che concreto di essere completamente distrutto e rimase inaccessibile per parecchi mesi!
Per prima cosa ci andiamo ad informare sui tours in partenza per la vicinissima jungla “secondaria”, ovvero quella parte di foresta amazzonica visitabile senza molti rischi: niente malaria, niente serpenti e/o ragni velenosi, niente anaconde e/o coccodrilli… saremo anche dei viaggiatori ma per diventare Indiana Jones ci mancano ancora un paio di brevetti!
La nostra gita dura un paio di giorni, compresa quindi una bella notte di tempesta tropicale passata in una capanna/palafitta in legno ai margini di un affluente minore del Rio delle Amazzoni, ma ogni piccolo disagio viene ampiamente ricompensato dallo spettacolo sorprendente della natura che abbiamo modo di osservare in tutta la sua “liberta’”: alberi giganteschi dalle incredibili proprieta’ curative, formiche portatrici di foglie, palme che “camminano”, distese infinite di vegetazione impenetrabile, etc.
Ma le due esperienze che rimaranno per sempre impresse nella nostra memoria saranno senz’altro il bagno sotto la cascata (vedi foto) ed il lancio con la liana modello Tarzan… chissa’ se la nostra assicurazione medica avrebbe previsto un indennizzo nel caso qualcosa fosse andato storto?!?
Tornati dalla selva abbiamo ancora avuto modo di trascorrere un paio di piacevolissime giornate con Cristian e Verena, i nostri nuovi amici cileni che il fato benevolo ed un fitto scambio di e-mail hanno voluto farci reincontrare in quel di Baños: adios chicos, nos vemos pronto!

Verso Baños: come passare l'esame del viaggiatore fai da te





Da Puerto Lopez ci mettiamo in cammino verso Baños, una piccola localita’ turistica dell’Ecuador centrale, rinomata per le sue acque termali e per la sua vicinanza alla foresta pluviale: da qui infatti in un meno di un’ora si puo’ raggiungere Puyo, porta d’ingresso al bacino amazzonico.
La strada per arrivare a Baños e’ bellissima: lasciata la costa si inizia a salire verso la cordigliera andina attorniati da un’infinita distesa di natura rigogliosa. La lunghezza del tragitto pero’ ci fa propendere per una sosta intermedia a Quevedo, un’enorme citta’ situata nel mezzo del nulla e divenuta inspiegabilmente la meta prediletta dell’immigrazione cinese in Ecuador: stranissima sensazione quella di leggere i cartelli pubblicitari della “Ferreteria Chin Lao” o della “Clinica Dental Hong”. Potevamo perdere l’occasione di provare un ristorante cinese? Seguro que no!
Ma cio’ che ha reso veramente indimenticabile questo viaggio di avvicinamento e’ stato il raggiungimento della consapevolezza di essere diventati dei veri viaggiatori… E’ una strana sensazione e non so se riusciro’ a rendervi bene l’idea…
Tutto e’ iniziato alla biglietteria del bus di Puerto Lopez quando quasi ci mettiamo a litigare con un solerte impiegato che cercava di rifilarci un biglietto piu’ caro per farci fare un fantomatico percorso che secondo il suo parere ci avrebbe fatto risparmiare molte ore: niente da fare bello mio, sarai pure il guru della rete stradale ecuadoriana ma dopo il Peru’ sentiamo la puzza di “pacco” lontano 1 kilometro!
Al primo snodo importante, Porto Viejo, saltiamo giu’ dal bus e con un’icredibile coordinamento tattico riusciamo a:
- scaricare gli zaini;
- fare il biglietto fino a Quevedo senza farci turlupinare;
- caricare gli zaini sul nuovo bus;
- comprare un pacchetto di chifles (rondelle di banana fritte con un improbabile gusto di patatine);
- scambiare un paio di cenni d’intesa con l’autista per strappare 3 preziosissimi minuti prima della partenza per una improrogabile sosta al bagno.
Nel giro di 5 minuti abbiamo eseguito alla perfezione una procedura che soltanto 3 mesi fa ci avrebbe portato via mezza giornata, e tutto con una naturalezza sconcertante… stupendo!
Ma il massimo l’abbiamo raggiunto a Quevedo, dove naturalmente non avevamo prenotato alcunche’ e dove siamo arrivati verso sera e prevedibilmente piuttosto stanchi. Fidandoci della Lonely Planet (una guida decisamente “bipolare”) ci presentiamo in un albergo che in teoria dava ottime garanzie di qualita’… Lasciamo i documenti alla reception, saliamo in camera ed iniziamo a prepararci per una meritatissima doccia calda. Nel frattempo scopriamo che il giorno dopo la colazione inizialmente prevista non ci verra’ data: sconto sul prezzo della camera? Neanche per sogno! Con un piede dentro la doccia ed un altro fuori provo ad accendere la televisione con il telecomando che il “simpaticissimo” portiere ci aveva appena consegnato insieme alla chiave: scariche elettrostatiche su 125 canali: sconto sul prezzo della camera? Macche’! Ed ecco che la Robbie si trasforma nell’angelo vendicatore di tutti i viaggiatori ingabolati da questi sedicenti operatori turistici che in Italia farebbero sicuramente concorrenza a Toto’ e Peppino con la vendita della Fontana di Trevi: quello che gli ha detto con il suo splendido accento andaluso probabilmente gli sta ancora rimbombando nelle orecchie. Risultato: ci siamo rivestiti in quattro e quattr'otto con i nostri bei vestitini neanche un po’ sudati e ce ne siamo andati alla ricerca di un posto migliore, incuranti della stanchezza, sotto il peso degli zaini ma con una forza interiore mai provata.